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non ce n ha rivelato altro, acciocchè non sia impedito lo suo buono proponimento; che certo sii che, s ella avesse tenuta mala via, non avrebbe Iddio dispregiate tante orazioni di tanti santi frati che non l avesse rivelato. On- de confòrtati; perocchè spero in Dio ch ella è in buono stato e che, innanzi che tu muoia, Iddio la ti mostrerà. E udendo queste parole Panuzio ricevette alcuna consola- zione, e accomiatandosi dall abate e da frati tornossero a casa e faceva molte grandi limosine e orazioni, accioc- chè Iddio lo consolasse. E spesse volte quando si sentiva maninconico, se n andava al predetto monistero a con- solarsi con quei frati. E un giorno dopo molto tempo, venendo all abate, gittóglisi a piedi e dissegli: ôra, Pa- dre, per me, ch io non posso più patire lo dolore di que- sta mia figliuola; perocchè continovamente mi si rinno- vella e cresce questa mia ferita. E vedendolo l abate così afflitto, sì gli disse: Or vorresti tu parlare con uno spiri- tuale frate che sta solitario e venneci essendo donzello del palagio di Teodosio principe? E diceva l abate di Eufrosina, la quale si chiamava frate Smeraldo, non co- noscendo quello ch era, cioè che fosse femmina e fosse figliuola di Panuzio. E rispondendo Panuzio che molto gli piaceva, fece l abate chiamare frate Agapito e disse- Letteratura italiana Einaudi 193 Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri gli: Mena con teco Panuzio alla cella di frate Ismeraldo. E subitamente Agapito, non facendone motto altrimenti a frate Ismeraldo, menò con seco Panuzio alla sua cella. E vedendo Eufrosina lo suo padre Panuzio e conoscen- dolo, incontanente intenerì, e avendo compassione alla sua tribulazione fu tutta piena di lagrime; ma Panuzio non conoscendola, imperocchè la sua faccia era tutta mutata per li molti digiuni e vigilie e lagrime, per li quali s avea sì sconcio che sputava sangue e avea perduto ogni bellezza di prima, e anche perocchè tenea lo cappuccio della cocolla chinato molto in sul volto, immaginavasi e credeva che quello fosse pianto di compunzione. E fatta l orazione secondo l usanza, Eufrosina temperò il pianto e puosesi a sedere con Panuzio e incominciollo a confor- tare e dissegli: Credimi che Iddio non dispregerà lo tuo pianto e le tue limosine e orazioni e prieghi che fai e hai fatti fare per la tua figliuola; e certo sie che, s ella fosse in perdizione dell anima sua, Iddio te l avrebbe manife- stato, sicchè nè a te, nè a sè non facesse vergogna. Ma credo in Dio che buona via ha presa seguitando il dire del Vangelo, chè dice Cristo: Chi ama il padre e la ma- dre più che me, non è degno di me; e chi non rinnunzia a ciò che possiede, non può essere mio discepolo. Confortati dunque e non ti dare tristizia, che può Iddio, s egli vorrà, mostrartela innanzi che tu muoia: e io per me volentieri il ne pregherò e hogliti molto raccomanda- to, avendo compassione alla tua tribulazione, lo quale lo mio maestro Agapito più volte m ha detto e hammiti raccomandato divotamente, dicendomi che io pregassi Iddio per te, come fanno tutti gli altri frati; per la qual cosa, come io già ti dissi, avvegnachè peccatore e inde- gno, spesse volte ho pregato Iddio che ti dia pazienza e adempia lo tuo desiderio e di te e della fanciulla, se dee essere lo meglio; e per questo t ho voluto volentieri par- lare, acciocchè ti conforti e prendi consolazione in Dio. E dette queste parole, acciocchè per lo molto parlare Letteratura italiana Einaudi 194 Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri non fosse conosciuta Eufrosina, detta frate Ismeraldo, terminò lo suo parlare e accomiatò Panuzio; ma, parten- dosi, gli ebbe grande compassione e intenerì molto e in- cominciò a lagrimare. E partitosi Panuzio, tornò all aba- te e dissegli: Molto sono confortato e edificato di questo frate; e veramente ti dico ch io mi parto così consolato come se io avessi veduta la mia figliuola Eufrosina. E raccomandandosi all orazione de frati e dell abate, tornò a casa ringraziando Iddio. E frate Ismeraldo, avve- gnachè non avesse bisogno di stare in cella rinchiuso per la cagione di prima e perocchè avea tosto perduta la bel- lezza della gioventù, pur vi volle rimanere per volontà, dilettandosi della pace della solitudine. Ed essendovi stata anni trentotto per lo predetto modo infermò a morte. E venendo un giorno Panuzio, come solea spes- so, al monistero pregando l abate che li facesse parlare a frate Ismeraldo, l abate chiamò Agapito suo maestro e comandógli che menasse Panuzio a frate Ismeraldo. Ed entrando Panuzio nella cella e trovandolo infermo inco- minciò a piangere e dicendo: Oimè, oimè, or dove sono le impromesse tue e le dolci parole tue, per le quali mi solevi consolare e dire ch io vedrei la figliuola mia in- nanzi ch io morissi? Ecco me misero! non solamente non veggio lei, ma perdo te, per lo quale solea ricevere grande consolazione e conforto. Oimè, chi mi consolerà in questa mia vecchiezza, posto in tanta amaritudine? a cui andrò? chi mi consolerà? trentotto anni sono passati ch io perdei la mia figliuola, e mai non ho potuto sapere alcuna cosa e sempre sono stato in isperanza di vederla, massimamente per gli conforti tuoi. Ecco, perdo te che mi solevi consolare e lei non veggio; or veggio oggimai che non la debbo trovare; onde rimango isconsolato avendo perduto ogni speranza e conforto. E udendo Eufrosina lo padre così piangere e lamentarsi dolorosa- mente, sì gli parlò e disse: Perchè ti uccidi e da ti tanta tribulazione, disperando di non vedere la tua figliuola? Letteratura italiana Einaudi 195 Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri Or non è Iddio per consolarti e confortarti? Poni fine al- la tua tristizia, e confortati, e spera in Dio che, come io ti promisi, tu vedrai la tua figliuola innanzi che tu muoia. Ricordati come Giacobbe patriarca, poich ebbe pianto lo suo figliuolo Giuseppe per morto, dopo lungo tempo lo ritrovò; onde ti prego che ti conforti e istii meco que-
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